TikTok, la popolare app di social media, è stata multata per 345 milioni di euro dalla Commissione per la protezione dei dati irlandese (DPC) per aver violato la privacy dei bambini. La DPC ha rilevato che TikTok non era stata abbastanza trasparente con i bambini sulle sue impostazioni sulla privacy e aveva sollevato dubbi su come i loro dati fossero trattati. La multa è la più alta che TikTok abbia mai ricevuto fino ad ora.
La DPC ha avviato un’indagine su TikTok nel 2020, dopo aver ricevuto una denuncia da parte di un gruppo di difesa dei diritti digitali chiamato NOYB. Il gruppo sosteneva che TikTok non verificava adeguatamente l’età dei suoi utenti e consentiva ai minori di 13 anni di accedere alla piattaforma senza il consenso dei genitori e che rendeva pubblici per impostazione predefinita gli account creati da quelli tra i 13 e i 17 anni, esponendoli a potenziali rischi online. In questo modo TikTok aveva infranto il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’UE, una legge sulla privacy che stabilisce le regole che le aziende devono seguire quando trattano i dati. La DPC ha dato a TikTok tre mesi per rendere il suo trattamento dei dati completamente conforme al GDPR.
Un portavoce di TikTok ha detto di “non essere d’accordo con la decisione, in particolare con il livello della multa imposta”. “Le critiche si concentrano su funzionalità e impostazioni che erano in vigore tre anni fa e che abbiamo modificato molto prima che l’indagine iniziasse, come impostare tutti gli account sotto i 16 anni su privato per impostazione predefinita”. Della serie mettici una toppa (dico io)
TikTok ha preso diverse misure negli anni successivi per renderla più conforme al GDPR. Queste includevano diventare uno dei primi siti di social media a rendere privati per impostazione predefinita gli account per i 13-15enni nel gennaio 2021,l ma poi concrretamente oggi ancora è possibile che bambini molto piccoli vi accedino. A questo punto però viene anche da domandarsi se gli stessi genitori siano complici di quanto accade. Forse è il caso di meditare non solo sull’impatto che alcuni video hanno sui bambini , ma anche sul fatto che i loro dati personali stanno chissà dove, e che ancor prima di essere cittadini digitali (maggiorenni a tutti gli effetti) qualcuno li possa utilizzare in manieras malevola.
La prof.ssa Sonia Livingstone, che studia i diritti e le esperienze digitali dei bambini alla London School of Economics and Political Science, ha accolto con favore la decisione della DPC. “[I bambini] vogliono partecipare al mondo digitale senza essere sfruttati o manipolati. E questo significa che le piattaforme devono spiegare come i loro dati vengono trattati e, cosa più importante, trattare i loro dati in modo equo, poiché la privacy è un diritto del bambino”, ha detto.
Rimane in corso un’indagine su se TikTok abbia trasferito illegalmente i dati dall’UE alla Cina. TikTok è di proprietà della società di Pechino ByteDance.
Fonti: BBC News