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Finalmente si parla di porno!

Inizio questo post con un briciolo di rabbia e rassegnazione. Per quanto riguarda gli eventi di cronaca che in questi giorni si diffondono online, dove le protagoniste sono ragazzine vittime di violenza, mi chiedo: è possibile che in tanti secoli di evoluzione non abbiamo ancora capito che dobbiamo imparare dagli errori e smettere di sperare che non si ripetano, per poi agire? È solo nel 2023 che ci siamo resi conto che stiamo vivendo in una società ipersessualizzata e sotto un regime pronocratico? LA PORNOGRAFIA FA MALE!
Divisi dal porno

Per anni le voci di scienziati, psicologi, sociologi, della chiesa e persino delle vittime stesse sono rimaste inascoltate. LA PORNOGRAFIA FA MALE! Non è paradossale? Magari al supermercato perdiamo tempo a cercare conservanti pericolosi nei cibi, pur essendo questi ben esposti, ma non prestiamo la stessa attenzione a ciò che ci viene proposto online. Non capisco se si tratti di buona fede o di desiderio di ignorare per evitare di pensare troppo. Ma ci sono molte cose di cui preoccuparsi. Per questo motivo, ho deciso di elencare gli effetti collaterali dell’uso della pornografia. Non so se tu che stai leggendo sia dipendente dalla pornografia o meno, ma sicuramente dovresti preoccuparti se sperimenti sintomi particolari:

  • modifica del ritmo/sonno veglia;
  • disturbi del sonno con conseguenti difficoltà di concentrazione e attenzione;
  • impotenza o difficoltà nel mantenere l’erezione;
  • problemi di eiaculazione precoce.
  • calo dell’autostima;
  • aumento di vissuti negativi, quali senso di colpa e vergogna, e di stati riconducibili ad ansia e depressione;
  • incremento dei livelli di stress sperimentato;
  • calo del desiderio sessuale.
  • tendenza all’isolamento;
  • compromissione della relazione con il proprio partner;
  • diminuzione della qualità delle relazioni familiari;
  • perdita di interesse in attività che non abbiano a che fare con l’utilizzo di materiale pornografico
  • scarso rendimento in ambito lavorativo e di studio.

Ma perchè la pornografia funziona?

Colpa della dopamina. La dopamina è un neurotrasmettitore che regola il nostro senso di gratificazione e di appagamento. Questa sostanza chimica viene rilasciata nel nostro cervello quando svolgiamo attività che ci procurano piacere e soddisfazione, come mangiare, bere, fare sesso, ma anche stabilire legami affettivi e sociali. Questa, ha una funzione evolutiva, in quanto ci spinge a ricercare e a ripetere ciò che favorisce la nostra sopravvivenza e la nostra riproduzione. Il problema però è che la stimolazione a produrla può anche dipendere da fonti artificiali (indotte) e dannose, come la pornografia e le droghe. Il problema non è tanto nella produzione in se ma nella iperproduzione. In poche parole sia la pronografia che le droghe danno informazioni al cervello di produrne in eccesso provocandoo una risposta dopaminergica molto più intensa e duratura di quella naturale.
E grazie a questa iperproduzione del piacere quindi che si scatena la dipendenza. In poche parole il cervello “registra” una sensazione piacevole e la collega a ciò che l’ha provocata, innestando una specie di rituale al massacro, perchè (il cervello) si abitua a ricevere livelli elevati di dopamina e ne richiede sempre di più. Un ulteriore elemento che rende tutto piu’ pericoloso soprattutto nell’uso della pornografia è la modalità di accesso. Online, riservata, e facile.



Fatte tutte queste premesse riprendiamo il titolo del post.
Secondo quanto affermato dalla ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, limitare l’accesso ai contenuti pornografici online potrebbe essere una mossa utile per prevenire gli stupri. In particolare, ella cita: “Possiamo impedire l’accesso dei bambini ai siti pornografici attraverso la verifica dell’età. Dovremmo rendere i siti responsabili di tale verifica senza tuttavia concedere loro i dati personali degli utenti, utilizzando invece servizi terzi per monitorare l’applicazione della legge.”

Traducendo in pratica, ogni volta che si accederà a un sito classificato come pornografico, sarà richiesto di dimostrare di essere maggiorenni attraverso un documento di identità digitale, come SPID o altro. In ogni caso, per accedere a tali siti, ci sarà un passaggio aggiuntivo per verificare effettivamente la maggiore età, presumibilmente tramite l’uso di dispositivi mobili. E quanto alla privacy? Attualmente, pochi sanno quando si accede a un sito porno. Ma cosa accadrà in futuro? Chi gestirà questi controlli avrà registrazioni di tutte le transazioni e gli accessi, un’informazione delicata che potrebbe catalogare indirettamente le persone.

Mettiamoci nei panni di un ragazzo di tredici anni che desidera accedere a un sito porno se questa legge verrà approvata. Come prima schermata, gli verrà chiesto di dimostrare di essere maggiorenne. Per farlo, dovrà avere installato un’app come SPID sul suo telefono per dimostrare la maggiore età, digitare una password o utilizzare il lettore di impronte digitali, eccetera. Naturalmente, se non ha potuto installare l’app, non potrà accedere. Cosa farà? Potrebbe utilizzare servizi come Telegram, che consentono l’accesso anonimo e non fanno molte verifiche sull’età dell’utente. Oppure potrebbe navigare attraverso una VPN gratuita verso siti che ignorano i blocchi. In breve, ci troveremmo di fronte a una sfida seria nel cercare di chiudere la porta dopo che i problemi sono già sorti. La mancanza di una normativa a tutela dei minori in passato ha creato un sistema che rimarrà sempre vulnerabile.

La mia idea?

La legge è efficace per quanto riguarda l’accesso ai siti poiché richiede un’autenticazione attraverso un’app installata sul telefono che verifica l’identità dell’utente. Tuttavia, il problema principale è il telefono stesso. L’80% degli accessi ai siti avviene tramite smartphone. Statisticamente, i bambini entrano in contatto con i propri telefoni già dalle prime medie, intorno agli 11 anni. Spesso il telefono è un regalo passato attraverso le mani di un adulto, ed è in questo momento che entra in gioco il ruolo dei genitori.

Alcuni genitori più attenti installano applicazioni di controllo parentale, grazie alle quali possono gestire l’uso del telefono da parte dei propri figli. Tuttavia, la maggior parte delle persone opta per una nuova SIM che inseriscono nel telefono del ragazzo, o collega il telefono o il tablet alla rete Wi-Fi di casa senza SIM, eludendo così le restrizioni.

Il problema reale è come il governo possa intervenire quando i genitori sono assenti o non in grado di gestire l’uso dei dispositivi da parte dei figli. Le conseguenze di questa situazione ricadono sulla società, come stiamo vedendo oggi. In ogni caso, qualsiasi provvedimento preso dovrebbe fungere da deterrente, e quindi personalmente mi sento totalmente affianco a chi in queste ore ci stia lavorando. Nel frattempo, dobbiamo vigilare su questi ragazzi e cercare di aiutarli a crescere in una società sempre più complessa, strappandoli dalle fauci fameliche di chi nel tentativo di omologazione e del condizionamento mentale, stia contribuendo a far nascere nuove generazioni totalmente deprivate della propria identià.

Fonti:
[[1](https://pagellapolitica.it/fact-checking/roccella-accesso-pornografia-bambini)]
[[2](https://www.agensir.it/italia/2023/09/06/roccella-contro-il-porno-online-un-aiuto-alleducazione-delle-famiglie/)]

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