Entanglemen o piu’ comunemente tradotto in italiano aggrovigliamento o garbuglio prende non a caso questa accezione grazie a quel fenomeno (ancora oggi sconosciuto) che fece rimanere di stucco anche il famoso Einstein. Proprio lui lo defini come “spaventosa azione a distanza”. Nella speranza che la mia totale assenza di titoli per parlarvene possa essere un elemento di semplificazione, vi riporto quanto c’è in giro su questo argomento ed alcune mie “ignoranti” deduzioni.
Per definizione l’entanglement quantistico si verifica quando due particelle sono intrinsecamente collegate tra loro al punto che questa unione si ripercuote anche sul sistema fisico. In poche parole, qualsiasi azione, stimolo o misurazione che viene applicata sulla prima particella, ha un effetto istantaneo indipendentemente dalla distanza (che può essere da pochi centimetri ad anni luce) anche sulla seconda particella e viceversa. Questo sorta di collegamento invisibile tra le due particelle sta mandando ai pazzi i fisici di tutto il mondo. E tra questi sono ovviamente esclusi i fisici che applicano le leggi della fisica classica detta; meccanica. Insomma pare proprio che ci si stia imbattendo in una delle sfide piu’ ardue di questo secolo, che non ha nulla da invidiare ai piu’ quotati titoli di fantascienza.
Ritornando alle nostre particelle. Quelle piu’ gettonate per i vari esperimenti sono i fotoni. Quest’ultimi sono particelle che hanno vita infinita. Non hanno massa, è influenzato dalla gravità e ha una sua carica energetica. Nel vuoto si muove alla velocità della luce mentre in presenza di una massa (materia) perde drasticamente le sue proprietà di velocità. La stranezza del fotone, sta anche nel fatto che a seconda di come viene analizzato (strumentazione utilizzata) può assumere una natura sia di tipo corpuscolare che ondulatoria.
L’evoluzione dei robot umanoidi: l’avvento della pelle artificiale
C’era da aspettarselo. Anche se diciamocela tutta, tra arrossamenti per il sole, escoreazioni in caso di attrito e altre magagne legate alla fragilità della nostra pelle, un robot non sarà poi cosi contento di averne una. Di fatto da