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Quanto e quando, sei disposto a fermarti per capirci qualcosa della tua vita? Troppo difficile? Macchè !

Quanto e quando, sei disposto a fermarti per capirci qualcosa ? Raramente ho incontrato qualcuno pienamente soddisfatto della propria vita. O meglio soddisfatto di come funziona la vita stessa. Nascere per poi morire, vivere emozioni belle che non posso durare, la nostra totale fragilità fisica che ci porta ad essere annoverati in natura come una delle creature fisicamente piu’ fragili (almeno per intrinseca complessità di come funzioniamo)  ci inchioda a terra.  Facciamo i conti con la nostra realtà e la verità della nostra esistenza. Ma cosa vuol dire realtà e dove poggia le sue radici la verità? La realtà cosi come la concepiamo si basa su due parametri fondamentali; il tempo e i sensi. Entrambi questi, rientrano comunque in una sfera di “percezione”. Voglio dire. La stessa realtà vissuta da persone diverse per ognuno diventa la “propria”. In pratica è il cervello di ognuno di noi (unico e inimitabile) che in base al tempo e ai nostri sensi percepisce una realtà, la cataloga, la incasella e se necessario ne fa conseguire un’emozione. La realtà percepita è quindi frutto di una serie di attività neurologiche. Mettici pure,  che la realtà che noi percepiamo è solo un tipo di realtà ma ne esistono tantissime, dall’infinitesamente piccolo (studiato dalla fisica quantistica) all’infinitamente grande come quanto presente nell’universo…
Prendi ad esempio il tuo dito. Guardalo. È costituito da una serie di tessuti, ghiandole, terminazioni nervose, ecc.. Quello steso dito, è anche formato da delle cellule, e le cellule da un nucleo degli elettroni. Anche loro stanno vivendo nel tempo e con la propria realtà. Il dito che sto utilizzando ora sta pigiando sulla tastiera, ma nello stesso tempo collabora ad irrorare di sangue, anche le altre dita, e andando sempre piu’ in profondità, le mie cellule epiteliali, sanguigne e nervose stanno anche loro vivendo una propria realtà… Insomma un sistema cosi complesso ed armonizzato che proprio per la sua difficile decodifica, riportiamo ad una visione piu’ macroscopica ossia adatta alla nostra percezione della realtà. Da sempre l’uomo cerca di capire, conoscere la verità sulle cose, e che per motivi essenzialmente legati all’indisponibilità di strumenti tecnologici avanzati o limiti ed imposizioni culturali, poteva agire in uno ristretto. Ma oggi non è piu’ cosi. Il progresso tecnologico ha portato ad andare oltre. Senza andare troppo a ritroso pensiamo quanti passi si sono fatti da quello che dimostrò Einstein con il suo concetto di materia come particolare espressione dell’energia fino ad oggi dove la stessa fisica tradizionale deve lasciare il posto alla fisica quantistica che sta dimostrando che quello che accade in sistemi infinitamente piccoli, sfugge a qualsiasi logica fino ad oggi praticabile.

Facciamo un esperimento!

Prova a fare un esperimento con me. Mettiti in una stanza tu ed un’altra persona. Bendati e all’altra persona digli di accendere e spegnere la luce quando vuole. Ogni volta che la luce si accende e si spegne alza ed abbassa la mano. Noterai subito che la cosa a parte qualche forse rara e casuale coincidenza sarà impossibile da stabilire. Questo perché? Perché gli occhi essendo bendati (e quindi la retina), non essendo colpita da nessuna frequenza luminosa non è in grado di mandare l’impulso nervoso al cervello che di conseguenza lo trasforma in immagine reale. Bene. Adesso aggiungi un ulteriore elemento all’esperimento. Usa il senso dell’udito per cercare di captare il rumore che fa l’interruttore quando viene pigiato. In questo caso pur non vedendo saprai almeno quando qualcosa alla lampadina accade (accesa o spenta). 

Ma mancando la conferma visiva (perché bendato) non saprai con certezza quale sia lo stato della lampadina e quindi potresti confondere una luce accesa da una spenta e viceversa. Questo per dimostrare cosa? Che abbiamo una serie di recettori naturali (i sensi) che vengono utilizzati per dare un nome, un colore, un gusto, una forma, un “posto” alla realtà percepita. Senza andare ad impelagarsi su argomenti legati alla metafisica, esistono realtà che pensiamo di non percepire, ma che invece semplicemente vengono acquisite a livelli diversi e vanno solitamente a “memorizzarsi” in un nostro particolare archivio celebrale che è chiamato sistema limbico. Anzi è bene affermare che per nostra natura abbiamo una sorta di incastro perfetto tra questi livelli di percezione che se vengono alterati portano a non pochi disagi possiamo dire esistenziali. Se mantenessimo cosi allargata la visione sulla nostra esistenza, inizieremmo anche a guarire da una profonda ferita inferta ormai da tempo ( avviata con Socrate nel V° secolo AC) ancora viva e che infetta  nostro mondo occidentale. L’uomo e tutto ciò che gli è proprio, è collocato al centro nell’Universo. Se a questa spaccatura ci aggiungiamo anche la nostra ormai appartenenza alla cultura della causa-effetto ( terza legge Newton) che afferma: “ogni forza esercitata sopra ogni oggetto provoca una reazione di forza uguale e di senso contrario”, riusciamo (andando indietro nella nostra vita)  a capire perché da sempre la nostra esistenza è sempre stata piena di “se” e pochi “si”. La nostra mente si è abituata a vivere la propria esistenza solo a fronte di un “effetto”. La causa cambia nel tempo ma il nostro modo di rispondere al “suo effetto” non cambia. Una sorta di ansia da prestazione latente che mal si concilia con un DIO che se vissuto nella pienezza del suo messaggio pone la sua centralità nel “Si”, da qui l’incapacità di gestire l’azione dalla reazione. 

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