IL 4 Marzo 2020 con il DPCM relativo al contenimento della diffusione del virus si è formalizzato come modificare drasticamente le nostre abitudini di vita. Uno spettro che si aggira all’interno delle nostre case, nei nostri luoghi di lavoro e tra le nostre relazioni umane. Un essere invisibile che come un cecchino può puntarti, e capace non sempre di farti sentire il dolore immediato, ma a volte in maniera silenziosa nuocere a te e chi ti sta attorno con tutta la calma necessaria. Siamo passati dal pensare; tanto il problema era lontano da noi (in Cina dicendo che quasi quasi se la sono cercata mangiatori di ogni forma di vita animale), a man mano vederci arrivare fino sotto casa questo virus, di cui si sa un po tutto e niente. Si sa soltanto che con certezza è un virus che dall’animale è passato all’uomo, ma poi di fatto quello che accadrà nessuno lo sa. Fino a poche settimane fa, ci rassicuravano che presto sarebbe finito con l’arrivo della primavera, per poi oggi prepararci al fatto che potrebbe non essere cosi. A sperare, in attesa di un vaccino, che possa estinguersi lentamente limitando il contagio, a immaginare che forse non ce ne liberemo cosi facilmente. Al mistero del fatto che pare sia piu’ blando nei bambini, piu’ aggressivo sulle persone del sesso maschile e che piu’ o meno in linea di massima miete vittime tra immunodepressi ed anziani. Insomma, un bella bega per questa società cosi tanto strutturata sul consumismo e sul libertinismo.
Dal 4 Marzo tutti i nostri ragazzi stanno a casa, e pare proprio che non hanno capito che sta succedendo. Hanno confuso questa chiusura della scuola con le vacanze di Pasqua anticipate. Pensano di fare la vita normale e avere le stesse identiche relazioni e abitudini di sempre. Ed è veramente difficile fargli capire che non è piu’ come prima, ma come biasimarli ? In fondo noi adulti a parte categorie particolari, non è che stiamo dando un grande esempio.
Penso infatti ai nostri medici e paramedici, eroi invisibili che stanno in trincea e stanno dando un segno al mondo di come l’Italia non si nasconde, reagisce ed agisce. Malgrado le scuse postume della Francia (fonte: Repubblica.it) dopo che in questi giorni su Canal + girava il video satirico nel quale un pizzaiolo (evidentemente infetto) sputava su una pizza margherita diffamando l’Italia sottotitolando Pizza Corona (vedi video affianco). Come dire, di nuovo la Francia ha perso un’occasione buona per dimostrare saggezza e soprattutto senso civico, in virtù di una pseudo millantata satira, che come fu dopo il terremoto di Amatrice e in altre occasioni rendono percepibile un certo malessere nei confronti dell’Italia (Qui il link con tutte le vignette di Hebdo)
Alcuni video italiani in risposta a quello francese
Ma siamo in guerra davvero?
Si amico mio siamo in guerra. Cosi rispondevo telefonicamente ad un amico con cui parlavamo della situazione. Ma le uniche armi che abbiamo è la prudenza e l’intelligenza. Armi che purtroppo come società abbiamo lasciato nelle soffitte del nostro conformismo e di un lasciarsi vivere, come se tutto fosse dovuto. D’altro canto un virus per diffondersi ha bisogno di un organismo ospitante che gli permetta di fare N. copie di se stesso e l’unico modo per strammazzarlo (il bastardo) è di indurlo all’eutanasia (alla fine dell’articolo i riferimenti del Ministero della Salute sulle modalità di protezione e prevenzione). Chiaramente in questi giorni tutti puntano lo sguardo sulla scienza. Su chi (magari precario e invisibile) improvvisamente viene messo al centro della scena. In un paese come il nostro che sforna “capoccioni” che ci invidia mezzo mondo, obbligati a trovare un posto fuori dal nostro paese. Tutti siamo in attesa di un vaccino che ci doterebbe delle armi per difenderci in caso di contagio. In molti ancora ricordano quando nel 1969 si diffuse in Italia un’infezione (la Spaziale) che un anno e mezzo prima si sviluppò da Hong Kong. Da li poi man mano si diffuse in America, tutta l’Asia ed infine in Europa. In Italia ancora c’erano persone che ricordavano i tempi della tragica pandemia dell’influenza Spagnola del 1918 che uccise nel mondo almeno 25 milioni di persone, un piaga nella piaga, di una prima guerra mondiale che fu terribile per tutta l’umanità. Anche se la Spaziale non era particolarmente letale, ma fortemente contagiosa (si stima che ci furonono piu’ di 500.000 contagi in tutto il mondo), per alcuni aspetti (non legati al tipo di virus) assomiglia all’attuale COVID19. Ma cosa differenzia queste due infezioni? Chiaramente la velocità di trasmissione. Un tempo pari ad un anno e mezzo per la Spaziale a meno di un mese per la COVIDE19. Effetto boomerang della globalizzazione, e della netta riduzione dei tempi di spostamento da una parte e l’altra del mondo. Ma quello che veramente fa la differenza è quello che comporta questo virus sulla nostra vita. Fatta di relazioni sociali, di paranoie per cose stupide, accanimenti per cose inutili, e di tanto altro a cui ci siamo abituati ad avere in automatico. Nella storia eventi di questo tipo hanno sempre avuto un effetto di ritorno. Una sorta di obbligo a riflettere, a fermarsi che porta l’uomo a scendere negli abissi della propria esistenza. Chiunque di noi non ha potuto fare a meno in questi giorni di farsi alcune domande esistenziali. Una tra tante, della nostra fragilità come esseri viventi. Tanto forti, palestrati, ipertecnologici, attenti a nutrizione e ad ogni piccolo malessere, per poi combattere con un nemico microscopico e cosi subdolo da ridurci magari ad untori senza saperlo. E’ un momento tragico per la nostra nazione tanto afflitta da tanti guai, ma è anche un momento per fare i conti con la nostra vita e capire meglio quello che abbiamo e quello che ci è stato per il momento tolto. Un momento nel quale è opportuno essere attenti, e vigilare per individuare lo sciacallo di turno, che approfittando della nostra attenzione rivolta al corona virus faccia giochi sporchi alle nostre spalle, sia a livello politico che in altri ambiti. Sono sicuro che quello che sta accadendo non è avvenuto per caso. Che in qualche modo sia un monito a questa generazione, troppo sicura di se, che ha fatto dell’agnosticismo la nuova religione, e che ha perso invece parte della sua natura spirituale, creando cosi un cortocircuito che mi piace pensare non serva per mietere vittime folgorandole, ma dando nuovi stimoli esistenziali, rigenerandoci da dentro riuscendo passato questo tempo (che passerà di sicuro) ad apprezzare ogni giorno come un dono, e aprire gli occhi alle nuove generazioni, fin troppo anestetizzate.